La Fondazione
Un progetto di tutela, conservazione, produzione e commercializzazione delle sementi, dei frutti antichi e autoctoni. In tre parole, una Banca della Vita: una banca che decide di tutelare e conservare i semi. Perché i semi?
Le sementi sono la base del cibo e tutelarle significa anche difendere la sovranità alimentare.
Negli ultimi cinquant’anni, purtroppo, si è assistito ad una rapida erosione della diversità e soprattutto alla rapida concentrazione del controllo delle sementi nelle mani di poche multinazionali, autorizzate da trattati internazionali a brevettare ciò che esiste in natura.
Parallelamente è stato annullato il prezioso lavoro di selezione e riproduzione dei semi, portato avanti dagli agricoltori per millenni, ed è stata limitata l’autoproduzione e lo scambio delle sementi. Il processo di smantellamento di sovranità dei semi parte negli anni ’60, con la cosiddetta “rivoluzione verde” (che di verde non aveva proprio nulla), quando estese campagne governative persuasero i contadini dei paesi dove c’erano frequenti carestie, a sostituire le vivaci varietà locali con colture uniformi – in particolare riso e frumento – con la promessa di raccolti facili, prodotti attraenti ad alta produttività.
Ma i semi costavano tre volte più del normale e la loro resa dipendeva da fertilizzanti chimici e dall’utilizzo di macchinari molto costosi.
Anni dopo, con la biotecnologia, è arrivata la “seconda rivoluzione verde”: applicando l’ingegneria genetica all’agricoltura alcune industrie, le stesse produttrici di fertilizzanti e pesticidi, si sono specializzate nel vendere “pacchetti” con semi ogm brevettati resistenti ai propri prodotti chimici, appositamente studiati per essere sterili e quindi creare una dipendenza nell’approvvigionamento annuale. A queste politiche non è corrisposta però una valutazione sulle ripercussioni sulla salute dei consumatori di prodotti manipolati geneticamente, che suscitano tuttora molti dubbi.
Molti agricoltori sono andati in rovina a causa dei debiti per pagare i diritti d’autore alle multinazionali, che si sono ingiustamente impossessate dei semi selezionati dal lavoro millenario di contadine e contadini, dimostrando una progressiva tendenza al controllo totale sull’approvvigionamento dei semi e quindi sul cibo.
L’erosione genetica delle varietà tradizionali colpisce sia i Paesi sviluppati che quelli poveri. In Messico ad esempio, culla storica del mais, si sono perse l’80% delle varietà tradizionali; in Italia sono a rischio circa 500 specie di piante alimentari e un numero difficilmente calcolabile di varietà. La perdita di biodiversità colturale porta, e ha già portato in passato, a forti carestie e problemi per la salute delle colture che, non differenziandosi più a livello genetico, possono ammalarsi gravemente distruggendo interi raccolti.
Da qui l’importanza delle banche delle sementi per preservare le varietà di semi: luoghi che restituiscono agli agricoltori la libertà di scambiarsi le sementi e preservare un patrimonio che è anche storico e culturale oltre che alimentare. La Repubblica di San Marino non recependo in maniera acritica le normative internazionali in materia di brevetti sui semi, è il luogo ideale per dare impulso, attraverso la creazione della Banca della Vita, ad un nuovo modello di economia, che parta dalla valorizzazione di un’agricoltura attenta ai processi naturali e alle specificità locali.